Ho paura!
La paura rende stupidi
Avevo deciso (nel mio labilissimo piano editoriale) di dedicare questo post alla presentazione delle tazze, magliette e shopper dell’Arte di Fiorire, ma oggi pomeriggio una persona che conosco poco (ma so già che mi piace) mi ha detto che leggermi le dà la sensazione di essere con un’amica a chiacchierare davanti ad un caffè. Dopo i primi minuti di lieto gongolamento ho pensato: “cosa racconterei di me stasera ad un’amica?”. Questa la risposta che mi sono data:
Cara amica mia, ci sono tante cose di cui vorrei parlarti, tante, che poche ore non basterebbero. La prossima volta che ci vediamo ti racconterò della gioia e dell’emozione che ho provato indossando una mia maglietta ma oggi voglio dirti che ho paura! Sembrava così difficile da dire e questo la rendeva ancora più grande, ma adesso riesco a dirlo e il dirlo ha cambiato tutto. No, non sono impazzita! Ieri notte non riuscivo a dormire e ho avuto un’illuminazione. Mi sono sempre definita una gran fifona, una paurosa, una cacasotto. Anche se non sembra, anche se tutto il mondo pensa che io abbia affrontato prove piccole e grandi con coraggio, la verità è che ero convinta di essere una fifona, poi nell’insonnia le parole mi sono venute in soccorso.
Io non sono la mia paura (fifona, paurosa, e vedi sopra), io HO paura e questo fa una gran bella differenza! Non guardarmi come se stessi delirando, seguimi nella felice scoperta (che poi prima di me l’hanno fatta fior fior di filosofi, pensatori, psicologi, ma io ci sono arrivata solo ora)! Se io sono la mia paura mi definisco e mi chiudo dentro questa parola, rimango lì a tremare senza via d’uscita ma se io posseggo la mia paura (non è una parte di me) posso decidere cosa farne ed ecco qualche idea che mi è venuta ad ispirare:
La paura posso:
1. Venderla (Paura vendesi! Affrettati a comprarne un pò, Natale si avvicina!),
2. Parlarci (“Cara Paura, che hai? Che vuoi da me? Perché non vai a farti un giro?”),
3. Disegnarla (vedi il disegno sopra il post, fa parte di una delle illustrazioni del libro che sto scrivendo),
4. Presentarla agli amici (“Ciao, ti dispiace se stasera viene con noi anche Paura? Non la conosci? Te la presento!”),
5. Guardarla in faccia (“Paura, lo sai che al buio non mi ero resa conto che i tuoi occhi sono molto belli?”)
6. Prenderla per mano e trasformarla (Paura, non aver paura, ora andiamo insieme, mano nella mano, a fare quella cosa che ti fa tanta paura”).
Lo so, amica mia, che ti faccio ridere ma dietro un sorriso si nascondono tante verità. La paura mi ha reso stupida, che vuol dire “sono stupita, resto attonita” (sono fissata con l’etimologia delle parole), immobile di fronte a quello che mi spaventa(va) ma dopo averla venduta, dopo averci parlato, averla disegnata e presentata agli amici, guardata in faccia e presa per mano ora la Paura mi fa molta meno paura.
E tu? Raccontami di te e della tua Paura, siete in buoni rapporti?