2 Ottobre 2016

La vita è cercare poesia

Due cose che mi ha insegnato il Caviardage sull'arte di fiorire (e di vivere)

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Sì, lo so! Starai pensando che sono la solita inguaribile romantica sognatrice (e pensi bene!) che non ha ancora capito quanto sia difficile, a volte, la vita. Sì, lo so che vivere è svegliarsi tutte le mattine e con gli occhi ancora pieni di sonno mettersi nel traffico di una città fuori controllo per andare nell’ultimo posto sulla faccia della terra dove vorresti stare. Sì, lo so che vivere è fare i conti a fine mese, fare la funambula fra impegni, doveri, richieste, aspettative (e chi più ne ha più ne metta!), desiderare quello che non si può avere, avere quello che non si è desiderato. Ma io sto parlando di altro. Io parlo della vita vera, quella che ti costruisci dentro, passo dopo passo, scoperta dopo scoperta. Io parlo della vita in cui siamo attori ma anche creatori, quella in cui scegliamo di decidere ed agire (o non agire) e non solo di subire, lasciandoci trascinare come reti in fondo al mare. Per fare questo ci vuole molto esercizio, passione e dedizione come per tutte le arti, perché in fin dei conti vivere è un’Arte.

Ma che c’entra cercare la poesia? C’entra eccome! Ogni volta che sono in difficoltà io penso ai due grandi insegnamenti che ho tratto dal Caviardage (qui trovi qualche informazione in più), il metodo creato da Tina Festa per scovare la propria poesia partendo da testi già scritti come vecchi libri, canzoni, articoli di giornale e di cui sono formatrice.

Il primo insegnamento riguarda il mio potere personale: ogni volta che mi capita una giornata nera o entra nella mia vita un evento che mi sarei risparmiata volentieri penso: “è come nel Caviardage! Prendi il testo che ti è capitato e cercare di farne una poesia, qualcosa di tuo, qualcosa che per te abbia un senso!” E funziona, ti assicuro che funziona perché mi ricorda che non posso controllare quello che mi succede (così come non so mai quali parole ci saranno nel testo che ho deciso di usare per il Caviardage) ma posso decidere io cosa fare di quello che mi è capitato e questo, signore e signori miei, si chiama potere personale.

Il secondo insegnamento sull’arte di vivere è la fede (se hai problemi con questa parola puoi anche sostituirla con fiducia) nel mio intuito, e sulla capacità che ha il mio io più profondo di scegliere anche senza poter prevedere in anticipo il risultato. Da quel contenitore di parole e lettere che è il testo da cui vedrò fiorire la mia poesia, io scelgo le parole come spinta da un richiamo, un feeling, un’assonanza, un intuito (per l’appunto) senza avere la più pallida idea di cosa riuscirò a costruire, ma mi fido: mi fido di me stessa, di quella vocina che mi dice: “scegli questa parola, piuttosto che quest’altra” e questo, sempre signore e signori, è un’esercizio, un’allenamento alla vita che consiglio caldamente a tutti perché gran parte dei problemi nascono quando non ci fidiamo del nostro sentire o quando, a forza di arrovellamenti cerebrali, perdiamo la capacità stessa di sentire cosa ci piace, cosa vogliamo, cosa è giusto per noi.

Sotto questo articolo trovi il link ad altri post scritti sull’argomento e i dettagli del laboratorio di Caviardage che terrò a Roma il 15 ottobre prossimo.

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